Aumento accise sul diesel, in arrivo una nuova batosta sugli automobilisti

Le accise sul diesel potrebbero presto aumentare. Per gli automobilisti si tratterebbe di un pesante fardello, il che preoccupa le associazioni di categoria

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 3 Ottobre 2024 12:05

Nel contesto delle politiche fiscali italiane, una nuova proposta (tuttora da confermare) potrebbe colpire duro gli automobilisti. Stando alle ultime indiscrezioni provenienti da fonti vicine ai palazzi di potere, il Governo avrebbe, infatti, intenzione di portare le accise sui diesel ai livelli di quelle sulla benzina. Al momento, le prime ammontano a 61,7 centesimi al litro, contro i 72,8 centesimi delle seconde.

Allineare i valori permetterebbe all’esecutivo di avere tante risorse di denaro fresche, con cui finanziare i rispettivi programmi. Per capire la portata della possibile novità legislativa, vengono in soccorso i dati redatti dal Centro Studi Promotor: nel 2023 i consumi di diesel sono stati di circa 28 miliardi di litri. Numeri importanti, che fanno gola al Consiglio dei ministri, guidato da Giorgia Meloni.

Come prendere due piccioni con una fava

L’idea affonda le sue radici in un più dossier sulle cosiddette tax expenditures, ossia sulle agevolazioni fiscali. Nei report degli analisti, emerge che la mossa potrebbe generare oltre 2 miliardi di euro di entrate. A supportarla vi sarebbe pure l’esigenza di ridurre l’impatto ambientale. Con l’emergenza climatica in pieno corso di svolgimento, tutto il mondo deve adottare delle contromisure, affinché la situazione migliori. Vale a maggior ragione in Europa, dove la Commissione chiede ai Paesi membri di unirsi alla causa.

Gli stringenti limiti sulle emissioni previste nel prossimo futuro continuano ad accendere discussioni tra le istituzioni, in particolare di alcuni Stati. Un gruppo “capitanato” dall’Italia, determinata a rallentare le operazioni. Il bando dei veicoli termici nel 2035 raccoglie, ancor più, l’opposizione delle istituzioni. In svariate riprese gli esponenti del Governo in carica hanno bocciato il veto fissato dall’organo comunitario, bollandolo come una “follia ideologica”. Lo ha detto Matteo Salvini, e anche Giorgia Meloni, contraria a un approccio radicale.

D’altro canto, mira a ridurre le emissioni inquinanti, in linea con le direttive UE. Inserire il diesel tra i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) a partire dal 2025 vorrebbe dire prendere due piccioni con una fava. Da un lato, il bilancio ne trarrebbe beneficio, da quello opposto si spezzerebbe una lancia in favore dell’ambiente. Inoltre, il provvedimento rientra nelle previsioni del Piano Strutturale di Bilancio (PSB), che punta a riformare il sistema fiscale nazionale.

Le associazioni di categoria avvertono

Ma le associazioni di categoria mettono in guardia circa gli eventuali rischi. Temono, infatti, che un intervento simile andrebbe a incrementare i costi logistici del 10-15%, con una conseguente ricaduta sui consumatori finali. Oltre che sui prezzi al distributore, ciò potrebbe influire sui costi legati all’offerta di merci e servizi, data l’importanza del gasolio nel settore dei trasporti.

Nel 2023, i consumatori italiani hanno speso 70,9 miliardi di euro in totale per benzina e diesel, in leggero aumento rispetto al 2022. Quando era stato realizzato un record storico di 71,1 miliardi di euro. Della somma complessiva, ben 38,1 miliardi di euro sono finiti allo Stato sotto forma di accise e IVA, a conferma della loro importanza nei programmi interni. A meno di tre mesi dal 2025, si profila una dura decisione da prendere. Nelle prossime settimane le parti chiamate direttamente in causa dovranno fornire delle risposte esaustive.