Audi chiude la fabbrica che produceva Suv elettrici a Bruxelles

Audi la fabbrica di Bruxelles è destinata a chiudere entro febbraio, a rischio il posto di lavoro di migliaia di persone. Si cercano investitori in soccorso

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Tommaso Giacomelli

giornalista automotive

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Pubblicato: 30 Ottobre 2024 10:22

La notizia della chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles, prevista per la fine di febbraio, ha scosso i circa 3.000 dipendenti che vi lavorano. La casa automobilistica tedesca ha comunicato la decisione ai sindacati, assicurando che i licenziamenti non avverranno prima della fine dell’anno. L’impianto, che produce esclusivamente il SUV elettrico Q8 e-tron, è da tempo al centro di valutazioni da parte di Audi, che ha avviato consultazioni con i comitati aziendali e i sindacati mesi fa, come previsto dalla legge belga. La direzione aziendale prevede di concludere questo processo di informazione e consultazione entro le prossime due settimane.

Le ragioni dei problemi dell’impianto Audi

Le ragioni alla base della chiusura sono molteplici. In primo luogo, le vendite del SUV e-tron Q8 sono in calo, rendendo la produzione meno redditizia. Inoltre, lo stabilimento soffre di elevati costi logistici, dovuti alla scarsità di fornitori nelle vicinanze. La posizione stessa della fabbrica, incastonata tra una zona residenziale, la ferrovia e l’autostrada, ne limita le possibilità di espansione. A complicare ulteriormente la situazione, il gruppo Volkswagen, casa madre di Audi, sta attraversando una profonda crisi del marchio Volkswagen e ha escluso la possibilità di avviare la produzione di un nuovo modello a Bruxelles

Nonostante il quadro poco roseo, Audi non ha abbandonato del tutto la speranza di trovare una soluzione per il sito e per i suoi dipendenti. Sono ancora in corso trattative con potenziali investitori, anche se le precedenti discussioni con oltre 20 realtà del settore automobilistico non hanno portato a progetti concreti. La chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles rappresenta un duro colpo per l’economia locale e per i lavoratori. La speranza è che le trattative in corso possano portare a una soluzione che salvaguardi almeno in parte l’occupazione.

Storia della fabbrica di Bruxelles

Le origini di questa fabbrica affondano le proprie radici in un passato molto lontano. Nel 1948, in un’Europa segnata inevitabilmente dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale, l’americana Studebaker investe in Belgio e realizza la fabbrica di Bruxelles, che all’epoca contava su 12.000 metri quadrati. L’anno seguente è già tempo di festeggiare il primo veicolo prodotto, una Champion Sedane, che strega tutti quanti con la sua linea massiccia e voluminosa, come andava di moda oltreoceano. Nel 1948, la Volkswagen si affaccia timidamente tra le catene di montaggio della capitale belga, con il suo Maggiolino e il Transporter T1, la prima generazione del van più famoso al mondo. Strada facendo il costruttore di Wolfsburg aumenta la propria presenza, fino a diventare il primo e unico interlocutore.

D’Ieteren, il fondatore, nel 1970 cede la sua creatura alla Volkswagen che trasformerà lo stabilimento in un cantiere attivo e dinamico, dove vengono assemblati modelli iconici come la Golf (per 5 generazioni) e la Passat (per 4 generazioni). Dopo un breve interregno di Seat, nel 2007 il sito della “Foresta” diventa un fortino di Audi, con la catena di montaggio destinata alla piccola A1 a partire dal 2010. Poi, nel 2016 viene scritto il primo capitolo della rivoluzione che si concretizza nel 2018, con il passaggio alla divisione e-tron, con i veicoli elettrici dei Quattro Anelli che qui trovano un avamposto moderno e sicuro. Almeno fino ai venti di tempesta di oggi.