Addio auto a motore termico, il piano dell’Italia

La transizione ecologica è in pieno corso di attuazione. Come si muove l'Italia verso l'addio alle auto a motore termico in favore di quelle elettriche

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 23 Luglio 2022 10:29

Il conto alla rovescia per l’addio delle auto a motore termico in Europa è scattato: salvo ripensamenti da parte dell’Unione Europea, nel 2035 ci sarà la transizione elettrica che rappresenta la più grande trasformazione del settore automobilistico dalla sua nascita.

Tanti Paesi europei si sono mossi in anticipo per farsi trovare pronti alla transizione elettrica. In Italia il dibattito sullo stop alle auto a benzina e diesel è all’ordine del giorno, con pareri spesso e volentieri contrastanti tra di loro. Questo tema è stato al centro del convegno “L’auto tra crisi e transizione ecologica” organizzato per stimolare un confronto tra l’industria e la politica.

La posizione dell’Italia

La discussione è stata alimentata anche grazie all’analisi presentata per l’occasione dal Centro Studi Promotor: i dati parlano di una produzione di vetture nel nostro Paese calata drasticamente negli ultimi 32 anni.  Se nel 1989 erano state prodotte quasi 2 milioni di automobili, infatti, le unità sono scese a 442.432 nel 2021. Questi numeri, oltre a far segnare una profonda crisi delle immatricolazioni in Italia, mettono a rischio anche tutta la filiera della componentistica che nel 2016 faceva registrare 57,2 miliardi di entrate, scese a 44,8 miliardi solo quattro anni più tardi, nel 2020.

Andrea Orlando, ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Draghi, è convinto che la transizione elettrica porterà tanti benefici all’industria dell’automotive in Italia, a patto di avere risposte concrete da parte dell’Europa: “Bisognerebbe chiedere delle risorse all’Unione Europea anche per mettere in moto alcune dinamiche di reshoring – ha dichiarato il ministro – servono forme di incentivi alla rilocalizzazione di alcuni segmenti”.

L’idea di Orlando è quella di organizzare degli Stati generali della transizione ecologica che serviranno a capire come ripartire i pesi e quali sono i segmenti della filiera che rischiano di soffrire maggiormente. Per fare ciò, il ministro ha dichiarato che “bisogna coordinare gli investimenti pubblici con quelli privati”.

Il futuro delle auto

Nel mercato delle auto elettriche l’Italia è fanalino di coda in Europa e resta ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi del Vecchio Continente. Si basa su questo l’intervento di Michele Crisci, il presidente di Unrae, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri: “Siamo il peggiore dei mercati tra i top europei – ha spiegato il presidente di Unrae Michele Crisci – fra le tante colpe ci sono anche le poche colonnine installate. Non riusciamo a esprimere un livello di infrastrutture che sia comparabile agli altri Stati più avanzati in Europa”.

Quello delle infrastrutture è un nodo importante per il processo di elettrificazione nel nostro Paese. Rispetto ad altre Nazioni, l’Italia si trova ancora indietro, ma negli ultimi anni ha iniziato il processo per colmare il gap, arrivando al quinto posto per numero di colonnine di ricarica in Europa. Il direttore generale di Anfia, Gianmarco Giorda, nel corso del convegno “L’auto tra crisi e transizione ecologica” ha posto l’attenzione sulla necessità di trovare spazio anche per biocombustibili, carburanti sintetici e idrogeno per i motori termici.

“Serve un piano di politiche industriali vero per il Paese, con strumenti che dovranno affiancarsi a quelli esistenti, da utilizzare soprattutto per quelle 400-450 aziende che oggi lavorano nel settore del powertrain tradizionale e che tra qualche anno avranno grandi problemi in Europa per gestire i cali di volume”, ha spiegato Gianmarco Giorda.