Ferrari, dubbio Hamilton: forse era meglio tenere Sainz

Solo il britannico può smentire "l'equivoco" che emerge prepotente dopo 5 gare. Ma deve farlo in fretta...

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Zander Arcari

analista specializzato di Formula 1

In pista per la prima volta all'età di 7 anni, Zander Arcari ha sempre amato la massima categoria del motorsport. Da circa 10 anni è un analista specializzato di Formula 1, per Virgilio Motori racconta le complesse sfide legate al mondo della Formula 1.

Pubblicato: 21 Aprile 2025 10:01

Sono passate cinque gare e Lewis Hamilton è un pesce fuor d’acqua. Per molti è già bollito. Le 40 primavere iniziano a farsi sentire? Potrebbe pure essere. Ma giudicare un sette volte campione del mondo è un mestiere ingrato. L’Ingegnere del Lunedì lo può fare però, senza moine e scrupolo di chi solitamente scrive cercando di guardare la situazione nell’insieme. Siamo franchi: in Formula 1 contano solo i numeri. E i suoi, al momento, sono insufficienti.

Lewis in preda al caos mentale

L’inglese sta soffrendo ed è pure in grande confusione. Dopo la qualifica saudita le sue parole erano contrastanti. Un disordine mentale emerge nei ragionamenti. Mentre Frederic Vasseur si è oramai “binottizzato”, percula e ci marcia su con la riga di considerazioni sempre più fuorvianti, perlomeno Lewis cerca di essere sincero nel suo chiaro scompiglio. “Un piccolo passo avanti c’è stato“, ha detto dopo la scarsa Q3. Ma poi, poco dopo, si smentisce da solo quando ammette di non essere mai stato in partita.

Parafrasando Scott Fitzgerald, Hamilton rema a bordo della sua SF-25, risospinto senza posa nel passato. La storia procede esattamente nella direzione opposta di chi, con ritmo frenetico, sta correndo per rincorrere il suo obiettivo. Il tempo scorre inesorabile e irreversibile nella direzione opposta a quella che lui vorrebbe. La realtà si deteriora, e nonostante cerchi rifugio nel passato, il richiamo si schianta contro la durezza del presente.

Lewis Hamilton (Scuderia Ferrari)
Fonte: Getty Images
Uno sconsolato Lewis Hamilton (Ferrari) nel fine settimana del Gran Premio dell’Arabia Saudita 2025

Lo ha detto anche Charles: manca carico, soprattutto in qualifica. Tutto Vero. Mancano 25-30 punti di downforce secondo i nostri calcoli. Non pochi. Roba che nemmeno il talento nel piede può sistemare. Eppure Leclerc qualcosa riesce a tirare fuori. Forse perché è abituato a guidare trabiccoli col pedigree, da 7 anni, che promettono potenziale senza mantenerlo. È diventato immune. Ha sviluppato un antivirus: resiste, gestisce, sopravvive.

Sainz batte Hamilton con una Williams. Anche no…

Hamilton no. Lui non è fatto per questo. Non ancora, almeno. Ma non può nemmeno farsi battere da una Williams. Peggio: da una Williams guidata da Sainz. Uno che, tra l’altro, il suo posto gliel’ha lasciato per volere del super presidente, quel John Elkann che di F1 ne sa quanto noi di uncinetto. Carlos, dicevamo. Uno che sapeva reggere il confronto con Leclerc e capiva la Ferrari quanto il monegasco. A volte anche di più.

E allora Lewis deve svegliarsi. E anche subito. Perché la sua reputazione si sta sbriciolando gara dopo gara. Prendere spunto da Charles non sarebbe un’umiliazione ma più un fatto di sopravvivenza. I migliori lo fanno: osservano, rubano, copiano. E poi ti battono con le tue stesse armi. La SF-25 non lo aiuta, ok. Scivola, sottosterza, ti fa imbestialire. Ma se il monegasco ci fa podio, allora il problema non è solo la macchina. È anche chi la guida.

Dieci giorni prima di Miami: pochi, ma forse abbastanza per darsi una regolata. Le chiacchiere? Lasciamole ai microfoni. In fabbrica si lavora. In pista si dimostra. Lo spunto della qualifica ci offre un quesito: ma siamo poi così sicuri che non fosse meglio tenere Sainz? La risposa è attesa dal sette volte campione del mondo. Solo lui ha la verità in tasca. Deve tirarla fuori però. Altrimenti, come successo a Vettel, il prepensionamento per mano di Leclerc sarà servito…