L’obiettivo della Ferrari era quello di recuperare posizioni in pista. La necessità arriva dalla voglia di nutrire il sogno mondiale costruttori, dove la McLaren si trova in testa. La prima qualifica del fine settimana, caratterizzato dal particolare format, non è andata come ci si aspettava però. Le due MCL38 hanno mostrato una competitività maggiore, grazie all’assetto di base studiato a Woking che rasenta la perfezione. Lo stesso non si può dire per il Cavallino Rampante che, malgrado abbia corretto la messa a punto studiata al simulatore, non è riuscito a trovare il compromesso aero-meccanico ottimale. Aspetto che ha privato le due SF-24 di parte del rendimento effettivo.
Nella prima corsa del fine settimana, la Sprint Race da 100 km, si pensava che la Ferrari potesse dire la sua, anche in considerazione dell’ottimo ritmo con un alto quantitativo di carburante a bordo mostrato nelle prove high fuel delle Fp1. E invece qualche problema di troppo c’è stato. Ma andiamo con ordine. Allo start non è successo nulla degno di nota e le prime 5 vetture hanno mantenuto le loro posizioni. Durante le prime tornate, le rosse faticavano a mettere in temperatura le gomme. L’attivazione delle Pirelli a banda gialla è stata più lenta rispetto a McLaren e Red Bull, arrivando così al passaggio numero 3, dove finalmente le mescole hanno iniziato a funzionare bene.
Leclerc era in scia alle due McLaren, con Verstappen incollato negli scarichi. L’olandese ha pressato parecchio il ferrarista e lo ha costretto a spingere più del dovuto. Lo stesso monegasco lo ha fatto presente in radio alla fine della corsa. Il problema per la Ferrari si è palesato circa a metà della corsa, quando Bozzi ha chiesto di effettuare del lift and coast per gestire le temperature di esercizio che erano troppo elevate. Charles ha fatto presente che alzare prima il piede dal gas, con Max negli scarichi, non era possibile sul rettilineo di partenza. Si rischiava troppo. Per questo gli è stato riferito dal muretto box che poteva adottare questa tecnica in curva 6 e in altri punti della pista.
Una mossa che di fatto ha rallentato il ferrarista che inoltre, proprio come nelle qualifiche, soffriva nell’inserimento di curva 1. L’insieme di questi fattori ha portato al sorpasso di Max sulla Ferrari in curva 4. Davvero un peccato, perché come ritmo puro, sino a quando la gestione delle mescole non è divenuta massiccia, la numero 16 aveva il medesimo passo delle due McLaren. Per quanto concerne Sainz non c’è molto altro da aggiungere: stessi problemi del compagno ma con un passo qualche decimo più lento. Alla fine, un quarto e un quinto posto che non soddisfano per nulla. Alle 19:00 andrà in scena la seconda qualifica valida per la gara domenicale, dove il team di Maranello cercherà di modificare l’assetto per correggere il bilanciamento. Vedremo che succede.
F1, qualifiche GP Brasile: Ferrari si perde nell’attivazione delle gomme
Decisamente troppa l’acqua per disputare la sessione classificatoria al sabato. Questo il riassunto, in estrema sintesi, delle ore spese in attesa di qualcosa che non è arrivato. Ci riferiamo alla qualifica del Gran Premio del Brasile, dove la pista non riusciva a smaltire l’elevata quantità di pioggia abbattutasi su Interlagos nella giornata di ieri. A seguito dei recenti lavori di asfaltatura sul piano di riferimento, di fatti, la porosità del manto stradale non è ancora quella adeguata. E a poco sono servite determinate scanalature in diverse aree del circuito per la fruizione del composto chimico noto come H₂O. Inoltre va ricordato un fatto, in questi casi: l’oleosità del bitume emerge, rendendo il piano stradale assai scivoloso. Sessione rinviata alle 11:30 di domenica mattina.
La Ferrari ha cambiato l’assetto della monoposto dopo la Sprint Race. I tecnici hanno modificato la rigidità degli schemi sospensivi, nel tentativo di conferire alle vetture una competitività maggiore nei curvoni ad ampio raggio, come la piega numero 6, e un comportamento più stabile nel primo settore della pista brasiliana, in particolare alla “S di Senna“. Veniamo al racconto della sessione. Anzi tutto piove. Non molto, ma quanto basta per obbligare i pilori a scendere in pista con le Pirelli a banda blu. Parliamo delle “full wet“. Le due Ferrari cercano la prudenza, perché in questi casi anche una piccola sbavatura può essere fatale. Charles si trova più a suo agio interpretando la SF-24, mentre Sainz soffre specie nel primo e secondo settore. La sessione viene stoppata dalla bandiera rossa provata dal botto di Colapinto.
In linea generarle le rosse fanno davvero tanta fatica nel T1, dove si prendono un gap considerevole. Mentre nella nella seconda parte della pista il rendimento è abbastanza in linea come nel T3. Le rosse passano il taglio ma i problemi ci sono. Grattacapi che si acuiscono nella Q2, dove il ciclo di isteresi è imperfetto. Non riuscendo ad attivare al meglio le gomme il livello di grip è davvero basso. Ne fa le spese Carlos che, in mezzo alla “S di Senna” perde in culo della numero 55 e va a sbattere contro le barrire. Sessione finita per lui, in quanto sfascia sospensione e ala posteriore. Brutta tegola per le ambizioni della rossa che aspira al mondiale costruttori. Con lui eliminate pure le due Red Bull che lo precedono nella classifica in dodicesima e tredicesima posizione.
Dopo la red flag Charles torna in pista e con grande fatica passa il taglio verso l’ultima parte della sessione classificatoria. Il ferrarista chiede ed ottiene un cambio sul carico installato all’avantreno. La Q3 sostanzialmente ricalca quanto vista in precedenza. Con due pause causate da altrettante bandiere rosse. Leclerc fa quello che può a bordo di una vettura che non funziona. Le gomme non si attivano, restano fredde e nemmeno dopo due tornate entrano della corretta working range. L’aderenza latita, e il monegasco è costretto a remare e non poco con il volante per mantenere in pista la sua monoposto. Alla fine sarà sesto posto, dietro a vetture come VCARB o Alpine. Aspetto che ci fa capire molto bene quanto il tema gomme sia decisivo all’interno di scenari competitivi del genere.