Ride by wire, la tecnologia derivata dai caccia applicata alle moto

Il sistema che permette di guidare moto molto potenti con estrema facilità è il ride by wire. Breve panoramica sul suo funzionamento

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Francesco Menna

ingegnere meccanico

Laureato in Ingegneria Meccanica, sono un appassionato di motori e musica. Quando non scrivo, suono la chitarra. Il mio sogno? Lavorare nel mondo automotive.

Ride by wire, letteralmente “guida tramite filo”, è un termine ormai di uso comune nel mondo delle due ruote, ma a cosa si riferisce? Questa tecnologia deriva dal mondo dell’aeronautica, fly by wire (volare tramite filo), è approdata nel mondo automotive come drive by wire ed infine è applicata alle moto. Con questo termine si intende il controllo automatizzato dei comandi di un mezzo a due ruote: l’azionamento di dispositivi di controllo della guida non avviene tramite sistemi meccanici ma elettrici.

Le origini del ride by wire

Il ride by wire è stato sviluppato in ambiente aeronautico, inizialmente sugli aerei da caccia che per loro natura devono essere reattivi, veloci ed imprevedibili. Negli aeroplani, in una prima fase storica, il pilota manovrava flap e deflettori direttamente tramite leve e cavi che muovevano meccanismi. L’azionamento dei comandi da parte del pilota si trasmetteva direttamente sull’appendice alare da azionare e il movimento era proporzionale all’azione del pilota sulla cloche.

Aumentando le dimensioni, velocità e le relative potenze dei velivoli, la forza fisica non era più sufficiente per azionare le appendici alari e in una seconda fase si è quindi passati ad attuatori idraulici che assistono il pilota. Anche in questo caso il movimento delle appendici era proporzionale all’azione sulla cloche ma la forza necessaria veniva prodotta tramite attuatore.

Infine arriviamo infine alla terza fase. L’F-16 Fighting Falcon è stato il primo aereo ad essere stato pilotato tramite un sistema fly by wire. Viene sostituito il tradizionale comando connesso direttamente alle appendici alari meccanicamente o mediato da un adattatore idraulico con un comando elettronico. Il sistema digitale non è connesso direttamente alle superfici da governare ma i movimenti della cloche vengono inviati tramite segnali elettrici ad un computer. Quest’ultimo elabora le informazioni ricevute dalla stessa e da tutti i sensori collegati, e, tramite attuatori idraulici o elettromeccanici, si muovono le superfici alari. In pratica il pilota tramite i comandi richiede al computer di compiere un’azione, virare, salire o scendere di quota e così via. Il computer elabora la richiesta del pilota, analizza i dati provenienti dai sensori e, tramite gli attuatori, esegue la manovra. Il computer si occupa autonomamente di gestire tutti gli aggiustamenti necessari a stabilizzare a mantenere l’assetto del velivolo.

Il funzionamento

Oggi questa tecnologia è applicata anche nell’ambito del controllo dei motori delle auto (drive by wire) e delle moto (ride by wire). Nelle moto l’applicazione di un sistema che gestisce l’erogazione della coppia e della potenza in funzione dei dati elaborati dalla centralina elettronica è di fondamentale importanza dato che è il collegamento del pilota alla moto.

I dati provenienti dai sensori di velocità delle ruote, escursione delle sospensioni, inclinazione della moto, marcia inserita, vengono elaborati dalla centralina elettronica in modo che la richiesta di potenza fatta dal pilota tramite la manopola dell’acceleratore, sia seguita da una risposta del motore adeguata. Il funzionamento è semplice: il collettore di aspirazione viene chiuso o parzializzato da una valvola a farfalla tramite un motorino elettrico che viene comandato dalla centralina elettronica.

Questa azione fa aumentare o diminuire la potenza erogata. Nelle moto elettriche che non hanno né cambio, né frizione, il collegamento tra pilota e moto è completamente affidato al ride by wire che permette in accelerazione di dosare la coppia erogata dal motore e in decelerazione di dosare la coppia rigenerativa (freno motore).