Uno degli aspetti tecnici che molti danno per scontato e che finisce in secondo piano rispetto ad altri valori come il peso, la potenza o il numero dei cilindri di una moto, è la presenza di due impianti frenanti separati, uno per ruota. Azionabili singolarmente a discrezione del motociclista, i freni determinano una certa sicurezza di guida e nel caso di competizioni sportive, anche uno stile che può rendere o meno ai fini del risultato finale.
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Il freno anteriore
Per chi non sapesse nulla di tecnica e delle moto, il freno anteriore è comandato da una leva, concettualmente fatta come quella delle biciclette, posizionata solitamente davanti alla manopola destra del manubrio, in corrispondenza dell’acceleratore. Il freno posteriore invece è, nella stragrande maggioranza dei casi, comandato da un pedale installato davanti alla staffa destra e quindi azionabile con la parte anteriore del piede destro. Ci possono essere delle eccezioni a questo schema, ma di base le motociclette più ortodosse, adottano tale configurazione.
Il freno anteriore è quello su cui viene esercitata la maggiore inerzia da parte di tutto il veicolo. Se pensiamo ad una robusta frenata, non solo in moto, ma anche in auto o con un mezzo pesante, ci accorgiamo di come in fase di decelerazione la nostra macchina punti molto sulla parte anteriore. Questo perché l’energia che fino all’istante prima di frenare ci faceva procedere, spinge sulla struttura spostandone avanti il peso.
Proprio per questo motivo, il freno anteriore ha un impianto massiccio per contenere meglio l’inerzia che si scarica sulla ruota e l’avantreno. Il freno posteriore non è meno efficace del primo, ma solitamente sfrutta parti meccaniche più piccole, ma non per questo meno adatte al compito. I due apparati sono proporzionati alla mole di lavoro e allo sforzo a cui vengono sottoposti.
Diversamente dimensionati, la gestione della frenata diventa determinante per mantenere in equilibrio la moto in frenata dove possiamo agire in maniera diversa sulle singole ruote. Immaginiamo quindi di percorrere una strada dritta e di dover rallentare per poi fermarci ad un incrocio. Questa manovra richiederà di fermare in tempo la motocicletta, senza superare l’intersezione stradale in cui dobbiamo dare la precedenza. Utilizzando entrambi i freni avremo una decelerazione stabile fino all’arresto e sarà percepibile quanto il freno anteriore, maggiormente stressato dall’inerzia, tenderà a svolgere la maggior parte del lavoro, anche se bilanciato dal posteriore.
Questa azione è la frenata base, quella che permette di fermare una moto in maniera corretta, ma dovendo rallentare per affrontare una curva, l’azione sui freni cambierà leggermente e non sarà più questione di fermarsi, ma piuttosto quella di affrontare la nostra svolta nella maniera più sicura e corretta possibile. Marciando nel rispetto del codice della strada, al momento di togliere il gas, possiamo iniziare a frenare utilizzando entrambi i comandi (leva al manubrio, anteriore e pedale alla piede destro, posteriore). In questo caso, modulare la forza con cui freniamo è corretto ai fini di mantenersi stabili e non rischiare un bloccaggio delle ruote con relative conseguenze. Se al freno anteriore tocca gestire gran parte dell’inerzia, quello posteriore ha la grande virtù di stabilizzare la moto e correggere la nostra traiettoria, oltre che contribuire al rallentamento generale.
Il freno posteriore
Il freno posteriore è importante proprio per questo. Azionando il pedale, la ruota comincia a rallentare e la moto tende a mettersi in assetto da sola. Questo accade sia mentre andiamo dritto e allora la moto tende ad abbassare il posteriore, sia mentre stiamo curvando e quindi tende a chiudere la curva e ad avvicinarsi al punto di corda. I motociclisti esperti sfruttano questa, che è una reazione naturale e che un fisico ci potrebbe spiegare con una formula, ma lasciando da parte la matematica, il concetto ci basta per capire che quella di non utilizzare molto o per niente il freno posteriore in moto è solo una leggenda.
Specialmente in corsa, il freno posteriore si è ricavato un ruolo fondamentale in certi stili di guida. Ultimamente ci siamo abituati, soprattutto quando guardiamo un gran premio in tv a vedere la ruota posteriore sbandare in frenata o addirittura alzarsi con la moto che s’incunea sulla forcella durante una staccata. Questa manovra molto spettacolare, esclude di fatto l’uso del freno dietro, ma avviene prima di entrare in curva con la giusta percorrenza. E’ proprio in quella fase che il freno posteriore aiuta anche il pilota più funambolico a tenere in strada la sua moto e ad uscire dalla piega nella traiettoria migliore.
E’ sempre comunque meglio usare il freno posteriore anche in staccata e impostare la curva con la moto composta. Ciò permette di percorrere il tratto che si va ad affrontare alla giusta velocità e uscire nel punto che si desidera. Ma il freno posteriore può essere più che fondamentale in questo se ben sfruttato. Come dicevamo infatti, la sua funzione stabilizzante non è un vantaggio da poco per chi corre in moto e molti piloti si sono abituati a gestire l’acceleratore in curva dosandolo simultaneamente con il pedale del freno. Frenare mentre si accelera? Diciamo che in corsa può essere redditizio e alcuni sono riusciti a costruire il proprio stile vincente. Ad esempio Tom Sykes, vincitore di un titolo mondiale in Superbike, con un totale di trentaquattro vittorie e specialista del cronometro con cinquantuno pole position e trentanove giri veloci, è stato sempre un abile interprete del freno posteriore. Per un infortunio alla gamba destra che non gli permetteva di gestire il comando a pedale in modo efficace, si fece addirittura installare al manubrio una leva da spingere con il pollice. Il movimento del polso sulla manopola del gas gli permetteva di aprire il pollice della mano destra e andare contemporaneamente a premere sul freno posteriore. Questa tecnica permette al corridore, una volta entrato in curva di stringerla e aprire gradualmente, in controllo sulla ruota motrice e mollando il freno in uscita, di lanciarsi fuori più veloce e nella traiettoria ideale. Guarito alla gamba, Sykes ha ripreso a utilizzare il pedale, ma non ha mai più rimosso la leva aggiuntiva che ha continuato a spingere con successo.
Chiarito che la funzione del freno posteriore non è limitata ad arrestare la moto, bisogna precisare che anche se i comandi dei due apparati frenanti sono separati, certi impianti sono collegati e su molti modelli, tirando la leva dell’anteriore, s’innesca una frenata parziale al posteriore e viceversa, spingendo il pedale si aziona al cento per cento il freno posteriore, ma si attiva non completamente anche il sistema anteriore. Una sicurezza per chi viaggia molto e può incontrare climi e condizioni stradali diverse e in caso di emergenza, una brusca frenata viene addolcita dal lavoro di entrambe le strutture frenanti. E’ un sistema che si utilizza ancora e che ha anticipato l’introduzione dell’abs, rivelandosi molto efficace; la moto tende ad abbassarsi tutta e non solo davanti o dietro, riducendo il rischio di perdita di aderenza.
Generalmente il freno anteriore è comandato dalla leva al manubrio, mentre il posteriore dal pedale davanti alla pedana destra. Nel caso degli scooter senza cambio manuale o dei classici ciclomotori a presa diretta come Piaggio Ciao, Sì o Bravo, i freni sono entrambi al manubrio come sulle bici. Molti habitué della pista, professionisti e non, hanno il cambio elettronico che non necessita dell’azionamento della frizione ad ogni innesto. Usando la leva della frizione posta sul manubrio a sinistra soltanto in partenza, tanti piloti hanno optato per una seconda leva del freno, sempre a sinistra, come gli scooter. Questo dovrebbe bastare per dirci quanto sia fondamentale il freno posteriore e saperlo usare.