Novità su guida e droghe, il Codice della Strada si fa meno rigido
Novità su guida e droghe, il Codice della Strada si fa meno rigido
Con la nuova legge sulla guida dopo l’assunzione di droghe, non basta più il sospetto: serve prova di un effetto attivo durante la guida. Cosa dice la circolare
Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.
Pubblicato: 16 Aprile 2025 11:37
Fonte: iStock
Il nuovo Codice della Strada si fa meno rigido sul consumo di droghe alla guida
Cambia tutto. O quasi. Da gennaio 2025, chi si mette al volante dopo aver assunto sostanze stupefacenti può incorrere in sanzioni pesanti anche senza essere in stato di alterazione visibile. Non serve più che tu abbia gli occhi rossi, che barcolli o che parli a sproposito: se hai assunto droghe e poi guidi, rischi il reato. Ma attenzione: la novità vera arriva solo ora, con la circolare congiunta dei ministeri dell’Interno e della Salute, pubblicata l’11 aprile. Ed è lì che si capisce dove finisce il “panico da patente” e dove inizia la realtà. Perché sì, il Codice della Strada si è fatto più rigido. Però non basta uno spinello fumato giorni prima per farti ritirare la patente, come qualcuno aveva cominciato a temere.
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La legge parla chiaro: il reato scatta se ti metti al volante “dopo aver assunto” sostanze stupefacenti o psicotrope. Il problema? Fino a oggi rimanevano poco nitidi i termini. E ciò ha fatto esplodere polemiche e dubbi, perché molte droghe — così come certi farmaci, come ansiolitici o sonniferi — restano rilevabili nel corpo per giorni, pure quando smettono di fare effetto. Il rischio? Che venisse punito anche chi non rappresentava più nessun pericolo per la sicurezza stradale.
Con la nuova circolare, invece, arriva un principio chiave: occorre un collegamento temporale tra assunzione e guida. In altre parole, per essere punibile, la sostanza deve ancora avere effetti sull’organismo nel momento in cui sei alla guida. Occorre cioè la prova che la droga è rimasta in circolo e può influenzare il tuo comportamento al volante.
Come viene accertato il reato
Il punto centrale è questo: sono insufficienti le analisi delle urine, che possono rilevare tracce anche a distanza di molti giorni. Sono necessari esami tossicologici su sangue o saliva, vale a dire campioni biologici volti a stabilire se la sostanza è attiva nel corpo al momento del controllo. Nel sangue e nel fluido orale, infatti, la maggior parte delle droghe resta giusto per qualche ora. Se viene rilevata lì, vuol dire che è ancora “viva” ed è in grado di influenzarti. Solo in quel caso si configura il reato.
Un aspetto però è invariato: la legge non prevede limiti minimi di sostanza. Comprese, quindi, tracce piccolissime, qualora trovate nel sangue o nella saliva e compatibili con un’assunzione recente, possono bastare per far scattare la sanzione. Non esiste, insomma, un "tasso limite" come per l’alcol. Con la circolare dei due ministeri, si evita che venga punito chi ha assunto droghe giorni prima e non è più sotto l’effetto di nulla. Ma chi assume e poi si mette nell'immediato al volante, sebbene sembri “lucido”, è comunque nel mirino. Dunque, il messaggio è perentorio: guidare dopo aver fatto uso di droghe è reato, anche senza sintomi evidenti. Ma servono prove solide, raccolte nel modo opportuno.
La frase “Lucido o no, ti ritiro la patente” è stata smentita dai fatti. O meglio: non basta una semplice positività generica. Serve un accertamento serio, con modalità specifiche. Tuttavia, se ti senti perfettamente in forma, la legge oggi guarda quello che hai nel sangue, non quello che dici o come cammini. E in un’epoca dove le regole cambiano in fretta, meglio saperlo prima che fermarsi tardi.