Plug-In Hybrid   

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Claudio Braglia

Giornalista specializzato automotive

Frequentava ancora la facoltà di ingegneria quando ha iniziato la sua carriera giornalistica a Motosprint e Autosprint. Successivamente sono arrivate InMoto, Auto, SuperWHEELS, Moto World e alVolante, alcune delle quali ha anche concepito e diretto. La sua passione? Guidare soprattutto in pista e realizzare le prove più complete supportate da rigorosi rilevamenti strumentali.

Sulla carta, quella delle “Plug-In” sembrerebbe una soluzione ancor più geniale di quella delle Full Hybrid: un sistema con tutti i vantaggi offerti delle vetture di questo tipo (bassi consumi, ridotte emissioni ecc.) ma che all’occorrenza può funzionare per un bel tratto anche solo in modalità elettrica.

Tutto questo, senza l’ansia da ricarica che prende con le “Full Electric”, perché quando si esaurisce la batteria si torna automaticamente alla modalità ibrida, e per macinare altra strada, si può contare sul confortante serbatoio della benzina che alimenta il motore termico.

Provvidenziale il recupero di energia in frenata

Una PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle), cioè “ibrida con la spina” (ricaricabile), è molto simile a una Full Hybrid. Nei rallentamenti e in frenata, un generatore trasforma l’energia cinetica (che altrimenti verrebbe dispersa da pinze e dischi freno, sotto forma di calore) in corrente elettrica che ricarica la batteria.

Quest’ultima, alimenta un motore trifase che supporta quello a benzina (o a gasolio), migliorandone la spinta e riducendone consumi e inquinamento. La centralina di controllo decide automaticamente quanto utilizzare il motore termico e quando fare intervenire quello elettrico in base alle condizioni di guida e alla pressione del piede sull’acceleratore.

Tanta strada a emissioni zero

In più, le PHEV possono percorrere svariate decine di km (i modelli più recenti superano addirittura i 100) in modalità completamente elettrica, senza cioè la necessità di utilizzare il motore tradizionale grazie alle batterie sempre più grosse che le equipaggiano. Inoltre, hanno la possibilità di ricaricare gli accumulatori alle stesse colonnine dove anche le elettriche “fanno il pieno”, oppure alla presa di corrente nel garage di casa.

Le Ibride Plug-In si apprezzano per la silenziosità a bassa andatura e per la prontezza e fluidità di ripresa. Merito del potente motore elettrico, che affianca quello a benzina e si alimenta da una batteria rigenerata “gratis” a ogni rallentamento.

Non manca qualche piccolo svantaggio…

In sintesi: un veicolo “Full Hybridricarica la batteria solo dal suo motore a combustione interna, mentre un “Plug-In Hybrid” può anche ottenere da fonti esterne l’energia necessaria alla ricarica. A conti fatti, queste auto sono convenienti (e risultano davvero ecologiche) se usate spesso in elettrico e se si dispone di un garage (magari con una “Wallbox” installata…) dove effettuare la ricarica notturna a costi bassi e avere la batteria sempre al massimo la mattina.

Fra i nei delle “ricaricabili”, la batteria più ingombrante e i componenti del sistema elettrico penalizzano la capacità del vano di carico, senza contare che i 250-300 kg in più di massa, non favoriscono certo agilità e qualità dinamiche. Infine, il sistema elettrico più “importante” fa aumentare parecchio sia il prezzo d’acquisto delle Plug-In, sia i relativi costi di gestione che, assieme ai recenti aumenti dell’energia elettrica ne hanno peggiorato la convenienza economica.