Mercedes W196R, la F1 più cara di sempre venduta per oltre 51 milioni

La Mercedes W196R di Fangio stabilisce un nuovo primato: venduta all'asta per 51,155 milioni di euro, diventa la monoposto di F1 più costosa della storia

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 3 Febbraio 2025 17:11

Un prezzo stellare per un’auto leggendaria. Dimenticatevi la Mercedes W196 già da record o le Ferrari di Michael Schumacher. Ora, un’altra monoposto di Formula 1 diventa la più costosa di tutti i tempi. Sempre una Freccia d’Argento, sempre tra le mani di Juan Manuel Fangio, ma con un nuovo primato. Il 1° febbraio 2025, in Germania, la Mercedes W196R del 1954 ha riscritto la storia, venduta a 51,155 milioni di euro.

Sorpasso anche sul mercato

No, non è un’illusione ottica. Quel numero è reale, scolpito negli annali delle vendite d’auto da collezione. Una cifra che polverizza ogni precedente primato. Nel 2013, un’altra W196 era stata battuta all’asta per 19,6 milioni di sterline, un record che allora sembrava irraggiungibile. Oggi, quella somma appare quasi modesta di fronte all’ultimo exploit.

Se fosse una gara, questa W196R avrebbe già spento il motore ai box mentre la rivale arrancava ancora nel rettilineo principale. Come se corressero in due categorie diverse: una lanciata verso il titolo, l’altra costretta a inseguire senza speranza. Del resto, è sempre stata abituata a far mangiare la polvere alla concorrenza. Nei Mondiali di Formula 1 del 1954 e del 1955, dominò con Fangio, conquistando due titoli iridati e lasciando agli avversari solo la scia. E oggi, anche all’asta, il copione si ripete: la Freccia d’Argento continua a sfrecciare davanti alle rivali.

9, come i Gran Premi sui 12 disputati. 10, come gli esemplari realizzati in totale, oggi pochissimi in mano ai privati. In questo calderone di numeri, la W196R ne esce immancabilmente a testa alta, altissima. Oltre al Maestro de la Velocidad, i successi portarono la firma di Sterling Moss, il compagno di team. Nell’era del Chueco e Moss, le coppie da sogno esistevano già, e per gli avversari significava restare a guardare. Costrette a leccarsi le ferite dopo essere state surclassate in pista.

Per volare così, però, serve una macchina all’altezza. E la W196R lo era eccome. Nella sua configurazione “Streamliner”, con le ruote coperte per ridurre la resistenza aerodinamica, era una sentenza. Affilata come una lama, inesorabile come un colpo deciso. Nel momento in cui faceva sul serio, il profilo fendeva l’aria con la precisione di un gesto studiato, netto, definitivo. Il suo passaggio non concedeva scampo: un verdetto pronunciato ancor prima che la bandiera a scacchi calasse sul traguardo.

Quando la storia incontra l’eleganza

Al di là della potenza, aveva un’eleganza letale. La W196R non si limitava a vincere: si concedeva il lusso di farlo con stile. Il motore 2.5l a otto cilindri in linea, con iniezione diretta, erogava oltre 280 cavalli. La carrozzeria carenata accarezzava il vento, in modo da ridurre la resistenza aerodinamica ai minimi termini. Un equilibrio sontuoso tra velocità pura e fluidità.

Il suo ruggito era una promessa mantenuta, la sua traiettoria una linea perfetta, senza sbavature. Non un semplice dominio, ma una dimostrazione di superiorità. Gli avversari si disperavano nel vano tentativo di resisterle, ma quando partiva, il destino era già scritto. Sotto i riflettori dell’asta, tra il brusio elettrico dei presenti e le cifre che si rincorrevano come vetture in rettilineo, la Freccia d’Argento ha compiuto l’ultimo sorpasso: quello sul mercato.