E dopo alcune settimane di attesa, eccoci di ritorno al nostro consueto appuntamento con le interviste inedite per Moto Guzzi, realizzate proprio sul luogo in cui tutto è nato. Mi trovo infatti a Mandello del Lario per raccogliere le testimonianze dirette e gli aneddoti di chi la Moto Guzzi la vive ogni giorno, delle persone a cui l’Aquila ad Ali Spiegate ‘scorre nel sangue’, grazie anche ai racconti degli anziani, quelli che Carlo Guzzi l’hanno conosciuto di persona.
E a questo proposito, vi avevamo lasciati col fiato sospeso dopo le ultime interviste, nominando un murales dedicato proprio alla Casa motociclistica mandellese che lo scorso anno ha compiuto i suoi 100 anni di storia.
Oggi siamo pronti per parlare di questa meravigliosa opera, ma prima è doveroso fare un passo indietro, per agganciarci alla nascita del mito dell’Aquila, anzi, del primissimo prototipo. Ormai la storia la conoscete, se vi siete persi alcuni passi importanti, vi invito a leggere questo articolo che parla proprio del personaggio di Carlo Guzzi e della sua passione, che lo ha portato a fondare un’azienda di gran carattere, che ha dato lavoro a tutto il circondario di Mandello del Lario.
In questa intervista realizzata lo scorso novembre invece potete leggere le parole della signora Elena Bagnasco (che ci ha contattati proprio per rilasciare la sua testimonianza), la nipote di Giorgio Parodi, amico ‘del Guzzi’, che insieme al padre, Emanuele Vittorio, ha finanziato il progetto Moto Guzzi, credendo nelle doti ‘del Carlo’, e consentendo l’apertura di quello che poi è diventato un vero e proprio impero motociclistico. Ma questa è un’altra storia. Torniamo a noi.
Eravamo rimasti al prototipo Guzzi, nato nel 1919. Carlo Guzzi durante la Prima Guerra Mondiale conosce Giorgio Parodi, figlio del ricco armatore genovese Emanuele Vittorio, e Giovanni Ravelli, uno dei migliori piloti dell’epoca. Il Guzzi, prima del Conflitto, si era trasferito a Mandello con la famiglia, ed era solito trascorrere i suoi pomeriggi nell’officina del meccanico di motori e ormai amico Giorgio Ripamonti. Durante la Guerra i tre amici – Guzzi, Parodi e Ravelli – decidono di aprire una società per la realizzazione di una nuova moto, in grado di competere degnamente con i migliori prodotti mondiali del tempo.
Le idee tecniche del Guzzi, il capitale del Parodi e la forza propagandistica di un pilota come Ravelli sono il mix perfetto per creare un prodotto unico. E così, una volta terminato il Conflitto mondiale, Carlo Guzzi torna a Mandello e inizia a lavorare alla realizzazione del telaio del prototipo della sua moto nell’Officina del Giorgio Ripamonti. Nel frattempo Giorgio Parodi condivide il progetto al padre, chiedendogli denaro per finanziarlo. Purtroppo Ravelli invece perde la vita alla guida di un aeroplano. Guzzi e Parodi decidono di portare avanti l’idea anche in ricordo dell’amico, e l’Aquila simbolo dell’Aviazione diventa così l’emblema della Moto Guzzi.
Nel 1919 Carlo Guzzi e Giorgio Ripamonti assemblano il primo prototipo, chiamato GP: Guzzi – Parodi. E la storia la sappiamo. Ma soffermiamoci sul luogo in cui è nata proprio questa primissima motocicletta. Dopo parleremo appunto del famoso murales, io sono stata proprio lì e ho parlato con il signor Giovanni Trincavelli, il pronipote del Giorgio Ripamonti, che oggi vive dove il prototipo è nato, in quella che è la sua casa di famiglia, dove ha creato un piccolo museo, un B&B e diverse attività a conduzione familiare, oltre a delle opere d’arte meravigliose. Tutto nasce proprio grazie ai ricordi, alle testimonianze dirette e a tutti i cimeli raccolti.
Come e quando nasce l’idea di ricreare questo museo?
“In casa abbiamo molti ricordi della Prima Guerra Mondiale e documenti, attrezzi, macchinari dello zio Giorgio. Per questo motivo ho pensato di esporli al pubblico, che poteva essere interessato a vedere ‘dove tutto ebbe inizio’. L’occasione mi si presenta nel 2011, proprio nell’anniversario dei 90 anni della Moto Guzzi, con l’aiuto di molti amici che mi hanno spinto ad organizzare un’esposizione, convincendomi che era un vero peccato non far vedere questo ‘tesoretto’ agli appassionati. Mio padre era felicissimo, tutte le foto e i documenti che ci sono qui oggi sono rimasti conservati grazie al suo amore per la storia e per la meccanica. Lo zio Giorgio e Carlo Guzzi non li ho mai conosciuti purtroppo, ma di loro in famiglia si parlava davvero molto e io rimanevo ore ad ascoltare i racconti. Lo zio e il Guzzi erano molto amici…”.
Ci ritroviamo all’interno dell’officina dove è nato il prototipo, Giovanni Trincavelli racconta:
“Quando c’era lo zio questo era un locale multiuso, dove lavoravano di giorno. È ancora tutto originale, lì c’è il caminetto, è lo stesso dove si sedevano la sera a mangiare la zuppetta. Mio padre e mia zia mi dicevano che nei primi del Novecento non c’era molto da fare, dopo il lavoro si accontentavano anche di passare una serata tra amici davanti al camino, proprio qui (siamo proprio davanti a quel camino dove Giorgio Ripamonti, Carlo Guzzi e gli amici amavano trascorrere i loro momenti di ‘svago’). E negli anni mio padre ha recuperato tutto, ha conservato i cimeli… Ultimamente ho trovato anche un monopattino che è stato costruito dallo zio (Giorgio Ripamonti) per mio padre quando era piccolino, quindi avrà circa 100 anni (e ce lo mostra, ancora qui, come se il tempo non fosse trascorso).
Ci sono ancora tantissimi strumenti dello zio Giorgio. È vero che sui libri è riportato che fosse fabbro, ma la sua attività principale in realtà era un’altra. Il fabbro era il mio bisnonno, suo padre, lo zio invece si occupava della manutenzione e del rifacimento dei motori delle barche, oltre che di questa officina meccanica e della parte che negli anni Sessanta è stata venduta (sulla parete oggi Trincavelli ha dipinto il famoso murales). Abbiamo anche trovato i manuali su cui si documentavano, sono del 1912, del 1913, uno anche del 1910. Li ha conservati mio cugino”.
Come ha trovato il monopattino di cui accennava prima?
“L’ex presidente del Falcone Club che purtroppo è deceduto mi ha lasciato in eredità un 65 dei Record, quindi ho dovuto preparare un banchetto si cui posarlo. Sono andato in solaio a cercare la legna e ho trovato un pezzo del monopattino, mi sono messo a cercare e ho trovato anche l’altra parte…”.
Carlo Guzzi era amico di suo zio Giorgio Ripamonti…
“Sì, Carlo Guzzi era solito frequentare la casa perché quando lui e la sua famiglia, alla morte del padre, si spostarono da Milano a Mandello, nell’abitazione che avevano in fondo a via Risorgimento, non avevano molti hobby, anzi. Uno di questi era la meccanica, insieme alla passione per i motori. Per questo veniva qua a vedere, a curiosare, a fare i suoi lavoretti… e dopo, quando ricevette i primi finanziamenti della famiglia Parodi, lui e lo zio realizzarono il prototipo che è questo (e mi mostra la foto originale)”.
All’interno dell’officina in cui è nato il prototipo della Moto Guzzi nel 1919 ci sono moltissimi macchinari originali, usati da Carlo Guzzi, insieme a cimeli unici. Troviamo un ritaglio di giornale incorniciato, donato dalla signora Buzzi e conservato da sua nonna Matilde Carcano (una delle prime donne imprenditrici italiane, che ha fondato a Mandello la nota I.C.M.A., Industria Carte Metallizzate ed Affini, dando inizio a una lunga storia imprenditoriale al femminile), realizzato da un quotidiano di Genova in occasione della morte del Parodi.
C’è inoltre la tuta del Duilo Agostini (famosissimo pilota Moto Guzzi), che la figlia Alis lascia in esposizione. C’è un altro progetto in programma, “dato che abbiamo trovato il trenino… abbiamo in mente un’idea super carina che dovrà essere pronta il 15 marzo 2022”… Ma non sveliamo ancora alcun segreto, ne parleremo a tempo debito!!
Trincavelli aggiunge: “Il prototipo è nato proprio tra questo locale multiuso e l’officina che oggi non c’è più, venduta negli anni Sessanta”.
Le foto sono del signor Trincavelli e di altre fonti private, Laura Raso ha ricevuto l’autorizzazione per pubblicarle su Virgilio Motori, è assolutamente vietata la riproduzione. Anche qui, sul sito ufficiale dell’Antica Officina Ripamonti, trovate racconti, foto e video inediti. Moto Guzzi, quello che ancora non tutti sanno.