L’Italia, patria indiscussa degli autovelox, sembra avere esportato con successo la sua “passione” per i controlli di velocità. Un recente episodio avvenuto in Spagna, a Marbella, ne è la prova lampante. Con un “pizzico” di entusiasmo, un nostro connazionale ha deciso di porre alla prova le performance della sua vettura di lusso sull’autostrada AP-7, superando, di gran carriera, il limite consentito.
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Veloce come un pilota di F1
Quale fosse il suo obiettivo fatichiamo a capirlo: danneggiare sé stesso e gli altri? Quando si prende in mano il volante bisogna sempre rammentare di avere una potenziale arma. Premere a tavoletta il pedale dell’acceleratore significa correre dei rischi inutili, dunque, qualora vi venisse la scellerata idea di adottare uno stile di guida degno di un pilota di Formula 1, rifletteteci su. Perché lanciarsi alla cieca, senza nessuno freno?
La disavventura (cercata) del conducente italiano serve da monito. Su un tratto da 120 km/h, andava alla bellezza di 218 km/h. Pizzicato dalle Forze dell’Ordine iberiche, l’intervento delle autorità è avvenuto in tempo zero: messo agli arresti con l’accusa di un reato contro la sicurezza stradale, potrebbe pagarla a caro, carissimo prezzo.Il legislatore spagnolo dispone, infatti, una pena detentiva da un minimo di tre ai sei mesi di reclusione, nonché la sospensione della patente per un periodo compreso tra uno e quattro anni. La parola passa ora al giudice, che, una volta raccolto ogni materiale utile ad assumere una decisione equa, congrua rispetto alle azioni commesse, emanerà il proprio verdetto.
La riforma in Italia
L’episodio di Marbella ci ricorda quanto il problema dell’eccesso di velocità costituisca un fenomeno trasversale. Usciti dal Belpaese, accadono comunque delle gravi trasgressioni. Nel caso specifico, l’automobilista rende poco onore all’immagine degli italiani, suffragando la teoria stando alla quale sarebbero allergici alle regole. Lungo lo Stivale, dove il numero di autovelox è molto elevato, le sanzioni rappresentano una voce consiste nelle entrate degli enti locali. In virtù di ciò, i critici non mancano, convinti che i rilevatori vengano usati in maniera inappropriata. Anziché salvaguardare l’incolumità generale, il sospetto è che dietro vi sia un secondo fine, ossia quello di battere cassa.
Dei dubbi li nutre pure Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, promotore di una riforma al Codice della Strada. Secondo il leader leghista, si sarebbe perso un po’ di vista il reale scopo degli apparecchi, pertanto spinge affinché vengano introdotti dei rigidi standard di omologazione. Ad avviso del vicepremier, occorrono dei precisi paletti, una presa di posizione respinta in modo categorico dalla controparte. Sul piede di guerra è apparsa combattiva fin dal principio la giunta Sala di Milano.
In merito dovrà esprimersi il Senato, dopo l’ok conseguito dal disegno di legge tra i Deputati. Nelle scorse ore Salvini ha comunicato l’introduzione, in via sperimentale, del pedaggio in autostrada automatico. Con modalità analoghe alla formula in vigore dal 2015 alla Pedemontana, chi circolerà sulla tangenziale di Napoli potrà pagare il passaggio tramite conto corrente. L’impiego è circoscritto a un periodo limitato, ma, in caso di esito positivo, l’esecutivo non esclude di estenderlo all’intera rete nazionale.