Quante etichette potremmo appiccicare addosso alla Fiat Multipla, un’auto così dibattuta da aver spaccato il mondo in due fazioni, come guelfi e ghibellini, tra chi l’ha adorata e chi l’ha disprezzata. La monovolume torinese ha certamente avuto un impatto devastante sulla scena mondiale grazie a una personalità spropositata. Di lei si può dire quasi tutto, ma non che fosse anonima, infatti ha catturato lo sguardo anche di coloro che hanno il cuore tiepido nei confronti dei motori. Tutti conoscono la Multipla. Adesso che sono trascorsi venticinque anni dal debutto, in quel lontano 1998, possiamo parlare in modo più disteso di una multispazio che, in ogni caso, ha contribuito a rendere più ricca la storia dell’automobile italiana, nel segno dell’innovatività e dell’originalità.
Indice
Sei posti in meno di 4 metri
All’inizio del nuovo millennio l’automobilista medio è orientato verso un’auto da famiglia che abbia un’abitabilità fuori dal comune, ed è per questo che dappertutto si assiste a un’invasione di monovolume e MPV. Nessuno, tuttavia, ha ancora proposto un’auto per sei passeggeri in meno di quattro metri di lunghezza: questa è l’idea vincente di Fiat. Nello scenario automobilistico di quell’epoca non ci sono modelli con simili caratteristiche.
L’intuizione passa dunque alla realtà. Il design viene affidato a Roberto Giolito che ispirandosi parzialmente alla Multipla degli anni ’50, mette su carta un oggetto spregiudicato. La Multipla di fine Novecento rompe con tutti gli schemi, introducendo nell’abitacolo due file da tre sedute ciascuna pur conservando posto a sufficienza per un bagagliaio da 430 litri; il tutto declinato in soli 3,99 metri di lunghezza.
Fiat Multipla: sarete belli voi
Il motto è “basta che se ne parli“. La Fiat Multipla ha un design molto personale con il frontale dal curioso scalino con due fanali incastonati che fa prendere alla monovolume italiana le sembianze di un delfino. Per qualcuno è orrenda, sproporzionata e sgraziata, per altri è simpatica, fuori dal coro e addirittura seducente. Tra coloro che si schierano a suo favore c’è il MoMA di New York, il celebre museo di arte moderna della Grande Mela, che nel 1999 la espone sotto ai suoi riflettori come esempio delle nuove tendenze della motorizzazione di massa nella mostra “Different Roads“.
Nel partito degli oppositori, invece, c’è la rivista Time che la inserisce nella poco lusinghiera classifica delle 50 più brutte auto mai costruite. A Torino capiscono l’impatto mediatico della faccenda e soffiano sul fuoco della discussione con delle irriverenti campagne pubblicitarie con slogan di grande effetto: “Sarete belli voi“, oppure “Cosa avete da guardare“.
Distinguersi sempre
La Fiat Multipla, oltre a offrire uno spazio sorprendente, ha saputo garantire viaggi attenti ai consumi. I motori benzina, BiPower (benzina-metano), GPower (benzina-GPL), Blu Power (solo metano) oppure diesel common-rail, infatti, le hanno permesso di distinguersi anche dal benzinaio. L’esperienza di guida poi è sempre stata un suo punto di forza: al volante la Multipla si comporta bene, la seduta rialzata è piacevole e la plancia a scalini tanto originale quanto innovativa, oltre che funzionale.
Nel 2004 arriva un restyling che si concentra soprattutto sul frontale, con il quale si dice addio allo scalino. L’anteriore viene completamente rivisto e viene cancellato il peccato originale. Con l’operazione di svecchiamento, la Multipla cade nell’anonimato stilistico, diventa meno appariscente, gettando via di fatto il suo potere di seduzione sulla massa, congedandosi di fatto nel 2010. Tornando alla versione che compie venticinque anni, a lei bisogna dare il merito di averci strappato un sorriso in mezzo alle colonne del traffico e, soprattutto, di aver dato uno schiaffo alla monotonia. È stata un rifugio economico per famiglie numerose, un monolocale su quattro ruote ricco di allegria. Di lei si ricorderanno tutti, che piaccia o meno.