Auto termiche in crescita: gli italiani preferiscono benzina e diesel

Gli italiani restano fedeli alle auto termiche: il 64% sceglie benzina, diesel o ibrido. L’elettrico fatica tra prezzi elevati, ricarica e infrastrutture

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 2 Febbraio 2025 07:30

Lunga vita alle auto termiche. Non c’è verso che tenga, soprattutto in Italia. Nemmeno nel 2024, le ibride ed elettriche hanno sfondato. E il nuovo anno si apre sullo stesso trend, semmai inasprito. Nel Global Automotive Consumer Study 2025 di Deloitte, i conducenti esprimono una netta preferenza: meglio benzina e diesel rispetto alle full electric. Prezzi alle stelle, infrastrutture carenti e inflazione galoppante costituiscono un mix esplosivo. Ma la questione ha radici profonde.

Un parco circolante ancora bloccato

Parco circolante vecchio. Stipendi stagnanti da una vita. E il Governo che cessa gli incentivi. A quando la svolta green? L’accelerata continua a esser lontana, e, salvo improbabili twist, difficilmente qualcosa cambierà a breve. Nell’anno appena cominciato, infatti, il 32% dei connazionali sceglierebbe una vettura a combustione interna. Se aggiungiamo a questo i voti riscossi dall’ibrido (mild o full), arriviamo al 64%, lasciando al resto le briciole. O quasi.

Il 13% opta per le plug-in hybrid. Addirittura, solo il 9% per le elettriche, che sembrano riscuotere ostilità. Il 14% evita di esporsi, schiacciato tra due fuochi: da un lato, l’emergenza climatica, dall’altro un budget limitato. E Deloitte scava ancora più a fondo.

Secondo l’inchiesta, proliferano dubbi sulla ricarica. Otre la metà (51%) dei favorevoli all’elettrico provvederebbe a casa. Tuttavia, il 25% dubita di poter installare le wallbox, ovvero le stazioni domestiche. Inoltre, permane la cosiddetta ansia d’autonomia, condivisa dal 41% degli intervistati, e il 40% punta il dito contro i tempi di ricarica. Al momento, permane un abisso rispetto allo “stop-and-go” dei distributori di carburante, nonostante gli investimenti di Case e centri di ricerca. Infine, le infrastrutture rimangono un’incognita.

Le colonnine? Un miraggio

Le colonnine, queste sconosciute. Mentre il bando del PNRR si è rivelato un flop, i guidatori appaiono scoraggiati. Il 36% denuncia scarsa presenza, e una parte contesta ulteriori criticità, dalla facilità d’uso al numero di prese. E poi c’è il nodo assicurazioni. Adattarsi è l’unica via: il 44% (+5%) sottoscrive la polizza direttamente dal produttore.

Al tempo stesso, emerge una buona apertura sulle tecnologie: il 63% (contro il 56% in Europa) pagherebbe per le funzionalità extra. Il 59% vorrebbe sistemi di rilevamento automatico di veicoli e pedoni. Al contrario, la guida autonoma non convince il 50% degli interpellati. E sale la voglia di un sistema di trasporto flessibile e connesso: il 37% segue con particolare attenzione la “Mobility as a service”.

“La nuova edizione del nostro report mette in luce le difficoltà del settore automotive attraverso il punto di vista del consumatore – osserva Franco Orsogna, Automotive Sector Leader di Deloitte -. Il comparto è stato spinto verso una rapida elettrificazione, ma il costo elevato dei veicoli elettrici prodotti dai costruttori europei continua a essere inaccessibile per un’ampia fascia di consumatori, riaccendendo l’interesse per le auto a benzina, diesel e i modelli ibridi”.

“A tal proposito – incalza Orsogna -, non stupisce che dalla Germania (che rimane il più grande produttore di auto in Europa) di recente siano arrivate proposte di nuovi incentivi per sostenere l’acquisto di auto elettriche nei Paesi Ue, per competere con la Cina”. In sintesi: l’elettrico sogna, l’ibrido media, il termico resiste. Il futuro? Un campo di battaglia, e gli italiani, per ora, restano fedeli ai vecchi alleati.