Strada sterrata, sole basso e una Renault 4 che avanza lenta, inesorabile. Finestrini abbassati. Bambini che giocano in strada, mariti che salutano le mogli, prima di recarsi al lavoro. Non poteva che nascere nei magnifici anni Sessanta, la francesina. Simpatica ma affidabile. Frizzante ma pragmatica. Rispondeva concretamente ai bisogni di chi contava davvero: le persone.
Guidarla? Un piacere. Niente frasi a effetto. Bastava poco per sentirsi vivi: una strada libera, il gomito fuori dal finestrino, il cambio da stringere forte in salita. Dentro, si rideva. Si discuteva. Si ascoltavano le gomme schiacciare la ghiaia. Era un’epoca dove il viaggio contava più della meta. E la meta non era mai tanto urgente da farti correre. La R4 andava al suo ritmo. Ma ci arrivava sempre.
“Sono una persona semplice, e ne vado fiera”. Se solo avesse avuto un traduttore, probabilmente sarebbe stato questo il messaggio. Il rumore metallico, sgraziato, ne “tradiva” la vera natura. Dentro, famiglie, coppie, ragazzi ne assaporavano l’essenza. Lungo come un bastone, il cambio era un vero e proprio scettro di comando.
La guardavi scomparire tra la polvere. Ora la ritrovi tra le vetrine. La R4 è tornata. Non la riconosci subito. Perché non ringhia più. Adesso… sussurra. Niente rombo, niente odore di benzina. Ha mutato pelle. Ha ripulito le mani. È salita di categoria. Ha messo su il vestito buono. Ma se guardi bene, sotto la linea LED, dietro la carrozzeria scolpita, un frammento di quella vecchia anima resiste ancora.
Indice
Profumo di ghiaia e libertà
La R4 si ribellava alle consuetudini. Radicate, e dunque insopportabili. La ghigliottina lei manco sapeva cosa fosse. Né la Bastiglia. Giocava un’altra partita. La sua rivoluzione era più silenziosa. Evolveva la percezione della mobilità. Aprire le porte agli operai. Portarli in fabbrica. I cocci lasciati dal passato burrascoso dell’Europa stavano cominciando a ricomporsi. E lei era lì, presente.
Attitudine spartana. Attraeva i lavoratori. I viaggiatori veri. Chi non aveva tempo per i lustrini. Ai borghesi faceva la linguaccia. Sotto aveva, però, un cuore di panna. E i fari te lo promettevano: mai ti avrebbe lasciato nel fango. Onesta come il proletariato. Quello che ogni giorno – occhiaie e mal di schiena – lasciava il letto per un nuovo turno. Piccoli eroi invisibili, accolti da un’amica in lamiera. Spoglia e sincera.
Giravi la chiave. Ed entrava in funzione. Il portellone, grande. Spazio a sufficienza. Le ruote, né grosse né sofisticate. Ma nemmeno le strade più dissestate riuscivano a turbare i suoi interni. Le vibrazioni? Appena un sussurro. Il viaggio? Una carezza. E all’avvento della bella stagione, il colpo di grazia: quel tetto apribile. Respirare il caldo. Scrutare il cielo. Sentirsi parte del mondo. Un lusso piccolo. Ma capace di svegliare emozioni sopite. Minimalismo ante litteram. La plancia spoglia avrà fatto storcere il naso a qualche snob. L’assenza della radio pure, per le anime anestetizzate. La musica era nella strada. Il motore era la colonna sonora.
I sedili? Rimovibili. Per improvvisare un campeggio “on-the-road”. I tecnici Renault avevano curato lo stretto necessario. E avevano vinto. Salone di Parigi, 1961. Prezzo: 5.850 franchi francesi. Popolare. Capace. Indistruttibile. Ha tenuto botta fino al 1994. Otto milioni di unità vendute. In 100 Paesi.
Ma più dei dati, conta l’impronta. Perché determinate auto non restano parcheggiate nei ricordi. Entrano nelle storie di famiglia. Diventano leggende di paese. Ti restano addosso come un odore. Come una canzone sentita da piccolo. Mica è semplice nostalgia. È radice. È pelle. È qualcosa che, anche quando la vendi, ti rimane. Marchiata a fuoco.
La R4 ha cresciuto intere generazioni. C’era nei viaggi in campeggio, nelle gite della domenica, nei traslochi di studenti squattrinati. Era l’auto delle prime volte: il primo bacio, la prima vacanza, la prima notte fuori. Aveva l’odore di vita vera. Quella fatta di sacrifici e libertà conquistata a piccoli passi. Nei raduni d’élite tendeva a passare inosservata. Eppure emanava profumo di casa. Di domeniche lente e tovaglie a quadri. Di mani sporche d’olio. Di bambini addormentati sui sedili dietro. Di uomini stanchi che magari avevano, ma tornavano. Puntuali.
Renault 4 (1961): scheda tecnica
- Motore: 4 cilindri benzina, 747 cm³, 24 CV
- Cambio: manuale a 3 marce
- Trazione: anteriore
- Velocità max: 105 km/h
- Consumi: circa 7 l/100 km
- Lunghezza: 3.658 mm
- Bagagliaio: 26 litri
- Peso: 600 kg
- Posti: 4-5
Anima intatta, prezzo competitivo
Luci accese, senza perdere l’anima. Oggi, la Renault 4 torna al Salone di Parigi. Prima concept car, nel 2022. Poi, dal 15 ottobre 2024, nella sua forma finale. Versione E-Tech, naturellement. L’elettrico scalcia. Renault coglie la palla al balzo. Rispolvera un’icona. Tuttavia, toccare un nome così grosso è sempre un rischio. La nostalgia è un’arma a doppio taglio.
Dunque, la R4 si rifà il look. Fedele all’antesignana. Da utilitaria diventa SUV compatto. Pratico. Radicale. Possente. Su base CMF-B EV — la stessa della 5 E-Tech — cresce in lunghezza. E smentisce le facili previsioni. Non più polvere e strade bianche. Asfalto, città, aperitivi. Nel mirino ci sono i giovani. Sensibili allo stile. Assetati di sostenibilità. Silenziosa. Pulita. Agile. Autonomia tra i 300 e i 400 km. Ricarica dal 15 all’80% in mezz’ora. A prezzi di listino accessibili.
I dettagli rievocano l’antico spirito. Fari tondi, stavolta a LED. Tetto in tela. Linea che strizza l’occhio all’originale. Abitacolo? Zero fuffa. Solo sostanza. Plancia essenziale. Materiali riciclati. Estetica di tendenza, spirito funzionale. Il display touch, sospeso in verticale, è da 10 pollici. Sistema multimediale OpenR Link, con Google integrato: Maps, Assistant, Play Store. Tra le voci del menù ti muovi in scioltezza.
E poi, gli ADAS. Ti tengono dritto. Ti anticipano. Come un fratello maggiore. Le telecamere ti guardano le spalle. I sensori capiscono se qualcuno attraversa. I freni intervengono da soli. La R4 di ieri ti chiedeva istinto. Quella dei giorni nostri… legge i cartelli. Mantiene la corsia. Regola la velocità. Una volta eri tu contro la strada. Ora… siete in due. Sì, è cambiata. Sì, è più pulita, più elegante, più silenziosa. Ma a ben guardare, certe cose non spariscono. Rallentano. Si nascondono. Aspettano il momento giusto per tornare. Come lei.
Renault 4 E-Tech Electric (2025): scheda tecnica
- Motore elettrico: 122 CV o 150 CV
- Batterie: 40 o 52 kWh
- Autonomia: 308-408 km (WLTP)
- Ricarica rapida: 15-80% in circa 30 minuti
- Velocità max: 150 km/h
- Accelerazione 0-100: 9,2 / 8,2 secondi
- Lunghezza: 4.140 mm
- Bagagliaio: 420 litri
- Peso: 1.410-1.462 kg
- Posti: 5